La spesa delle famiglie salverà l'Europa nel 2025? - 20 gennaio 2025
la prospettiva di una guerra commerciale mette in discussione le previsioni di crescita in Europa. A determinate condizioni, la spesa delle famiglie potrebbe svolgere un ruolo positivo nel 2025.
Mentre il mondo economico attende l'annuncio delle prime misure di Donald Trump sul commercio, l'Europa si trova ad affrontare sfide importanti. Le ultime proiezioni del FMI prevedono una crescita del PIL dell'Eurozona dell'1% nel 2025, dopo lo 0,8% del 2024, con un calo dello 0,2% rispetto alle previsioni dell'ottobre 2024. I rischi al ribasso per la crescita europea riguardano sia l'impatto delle incertezze commerciali sugli investimenti delle imprese, sia un indebolimento troppo pronunciato del mercato del lavoro. In Francia, e ancor più in Germania, le imprese sono sempre più pessimiste sull'occupazione. Questo pessimismo è in parte compensato da una maggiore resilienza in altri Paesi, in particolare nell'Europa meridionale, ma resta comunque un motivo di preoccupazione (grafico 1).
La questione del mercato del lavoro è centrale, in quanto rappresenta la principale minaccia per le prospettive di spesa delle famiglie. Gli altri fondamentali sono molto più positivi (grafico 2), con aumenti del potere d'acquisto consentiti dalla disinflazione, un elevato tasso di risparmio che dovrebbe gradualmente normalizzarsi e tassi d'interesse del mercato monetario in calo. L'ultima indagine della BCE sulle famiglie dell'Eurozona, relativa al mese di novembre, suggerisce che le famiglie prevedono una crescita dei consumi del +3,5% nei prossimi dodici mesi, o di circa il +1,5% al netto dell'inflazione (rispetto al +0,9% del 2024).
Queste aspettative positive potrebbero essere consolidate dalla fine del calo dei prezzi degli immobili, che hanno addirittura ripreso a salire nella maggior parte dei Paesi europei (grafico 3). I dati non sono ancora disponibili, ma è molto probabile che i prezzi medi degli immobili nell'eurozona abbiano raggiunto un nuovo massimo storico nel quarto trimestre del 2024. Il recente aumento dei tassi di interesse a lungo termine, che rimane molto moderato, potrebbe limitare l'aumento dei prezzi degli immobili, ma tutti i segnali indicano che la politica della BCE ha già riattivato il canale dei prestiti bancari e stimolato la domanda. Alla luce di questi sviluppi, l'eurozona non sembra essere minacciata da una spirale deflazionistica di tipo cinese. Al contrario, la ripresa del mercato immobiliare potrebbe contribuire a rilanciare i consumi, sia attraverso l'effetto ricchezza che attraverso gli acquisti associati ai traslochi.
Tra questi fondamentali positivi e i rischi associati all'incombente guerra commerciale e all'indebolimento della situazione occupazionale, le prospettive per la spesa delle famiglie sono in bilico. Il policy mix europeo dovrà assorbire questi rischi continuando ad allentare le condizioni finanziarie e limitando le restrizioni di bilancio. In questa fase, nonostante l'elevato livello di incertezza, riteniamo che la domanda interna europea dovrebbe dimostrarsi resistente. Nei nostri portafogli, questo scenario è espresso da un'esposizione superiore alla neutralità alle azioni nei nostri fondi flessibili europei, da una sovraponderazione dei titoli finanziari e dall'investimento in un paniere di piccole azioni le cui vendite sono prevalentemente in Europa.