La reflazione macroeconomica e l'IA trainano la borsa giapponese - 22 settembre 2025
Combinando vantaggi tecnologici e reflazione macroeconomica, il mercato giapponese offre opportunità interessanti. Svolge un ruolo utile in un'ottica di diversificazione internazionale.
Dal 2022, la politica monetaria del Giappone si distingue radicalmente da quella degli altri paesi sviluppati. Mentre nel 2022-2023 le principali banche centrali hanno aumentato i tassi di interesse per combattere l'inflazione post-Covid, la Banca del Giappone (BoJ) non ha reagito (grafico 1). Al contrario, ha colto questa occasione storica per incoraggiare le famiglie e le imprese ad abbandonare le loro abitudini deflazionistiche.
Questa strategia è il proseguimento della “rivoluzione” avviata alla fine del 2022 dal governatore Kuroda e dal primo ministro Abe. Sembra dare i suoi frutti, con un aumento quasi continuo dei prezzi al consumo, dei salari e dei prezzi immobiliari dal 2013 (grafico 2). Questo aumento strutturale dell'inflazione non avviene senza difficoltà, in particolare per quanto riguarda la fiducia dei consumatori. Tuttavia, i salari stanno aumentando un po' più rapidamente dei prezzi, il che consente di proteggere la crescita.
Con la reflazione ormai confermata, la BoJ ha iniziato a normalizzare con cautela la propria politica. I tassi di interesse sono passati da -0,1% a +0,5% dalla primavera del 2024 e la banca centrale ha lasciato che i tassi a lungo termine risalissero sensibilmente, raggiungendo l'1,6% sui titoli a 10 anni e addirittura oltre il 3% su quelli a 30 anni. Questi sviluppi hanno consentito una forte ripresa della redditività delle società finanziarie, in particolare delle banche (grafico 3). Il settore finanziario rappresenta poco più del 16% della capitalizzazione dell'indice MSCI Japan.
Come la BCE, ma molto più lentamente, anche la Banca del Giappone sta riducendo la sua influenza sulla finanza giapponese. L'ultima mossa risale al 19 settembre 2025, quando ha annunciato che avrebbe rivenduto il suo portafoglio azionario al ritmo di 620 miliardi di yen all'anno, ovvero meno di un millesimo della capitalizzazione di borsa totale.
Di fronte a questo prudente ritiro, la borsa giapponese dovrà contare sempre più sui propri fondamentali. Le società quotate giapponesi sono meno redditizie rispetto alle loro omologhe di altri paesi sviluppati, con un rendimento medio del capitale proprio del 9%, contro l'11% in Europa e il 15% negli Stati Uniti. Tuttavia, sono in atto diverse dinamiche positive. Da diversi anni si osserva innanzitutto una maggiore attenzione agli interessi degli azionisti di minoranza, con aumenti regolari dei dividendi e riacquisti di azioni. In secondo luogo, come abbiamo visto, i titoli finanziari beneficiano della reflazione. Infine, il mercato giapponese è ricco di società tecnologiche (15% dell'MSCI Giappone, ovvero il doppio del mercato europeo), molte delle quali partecipano in modo più o meno diretto alla catena del valore globale dell'intelligenza artificiale.
Questi due temi – i titoli finanziari e quelli legati all'intelligenza artificiale – stanno registrando una performance nettamente superiore alla media in borsa quest'anno (grafico 4). Nei nostri portafogli internazionali, abbiamo integrato i titoli giapponesi nel nostro paniere “IA” dall'inizio del 2024 e nel nostro paniere dei titoli finanziari dall'agosto 2024. La nostra esposizione al Giappone è coperta all'80% dal rischio di cambio.
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