Il taglio dei tassi della Fed porterà a un ampliamento della performance del mercato azionario? - 15 luglio 2024
La Federal Reserve, chiave di volta dei mercati finanziari mondiali, pare prossima a tagliare i tassi di interesse, il che potrebbe portare la performance del mercato azionario ad ampliarsi al di là dei "Magnifici Sette". Ma ci sono anche altri fattori di cui tener conto.
Le ultime notizie sull'inflazione negli Stati Uniti sono molto incoraggianti: la marcata riaccelerazione registrata dai prezzi al consumo nei primi mesi dell'anno si è poi placata nel corso di maggio (+0,0%) e di giugno (-0,1%). Sono dati positivi che si fanno ancor più convincenti considerando che riflettono una disinflazione più diffusa su tutte le componenti dell'inflazione, e non l'effetto di un mero calo dei prezzi su pochi prodotti (grafico 1).
Alla Federal Reserve non bastano certo un paio di pur positivi dati mensili per credere di aver vinto la sfida, ma vista l’ormai quasi totale assenza di segni di surriscaldamento, la Fed potrebbe iniziare a ridurre la pressione sull'economia e abbassare gradualmente i tassi a partire da settembre, e se l'economia dovesse rallentare più del previsto, potrebbe procedere a tagliare i tassi in modo più deciso.
Solitamente, un contesto come questo favorisce i mercati finanziari. I dollaro rimane dominante a livello globale, e perciò la politica della Fed resta un segnale importante che può avere forte influenza sugli "spiriti animali" degli investitori. Possiamo quindi ipotizzare che la performance del mercato azionario possa affrancarsi almeno un poco dalla concentrazione esclusiva sui grandi titoli statunitensi? Dall'inizio dell'anno l'MSCI World ponderato per la capitalizzazione (di cui oltre il 20% è rappresentato dai "Magnifici Sette", cioè Nvidia, Google, Apple, ecc.), ha sovraperformato in modo consistente l'MSCI World equiponderato (grafico 2).
Il taglio dei tassi della Fed potrebbe essere un elemento necessario per diversificare i portafogli e aumentare la propensione al rischio, ma non è comunque una condizione sufficiente. Innanzitutto, serve che la valutazione relativa dei campioni statunitensi si alzi in modo sufficiente a incoraggiare gli investitori ad aprirsi ad altre proposte. E forse è proprio quello che sta accadendo. Con un rapporto prezzo/utili (PER) doppio rispetto a quello dell'S&P 500 equiponderato (e pur ricordando che a fine 2021 si era brevemente attestato a 2,3 l’indice), la valutazione relativa dei Magnifici Sette è ormai ben superiore alla media degli ultimi anni.
Perché si abbia una diffusione, gli investitori dovranno anche convincersi che la crescita globale va verso l’equilibrio, con l'economia statunitense leggermente meno vigorosa e le economie asiatiche ed europee ormai più dinamiche. Questa era la direzione indicata fino a maggio dai sondaggi sul clima degli affari, ma i dati più recenti paiono un po' meno convincenti, e in giugno gli indici PMI hanno registrato un calo.
Infine, ci sono i rischi politici. La prospettiva di una ormai probabile rielezione di Donald Trump fa temere il ritorno della guerra commerciale e una politica fiscale foriera di rischi in termini di tassi di interesse, Sempre che Wall Street non scommetta che Donald Trump non sarà in grado di fare ciò che dice. In Francia, gli investitori si chiedono che cosa comporteranno le elezioni legislative. Preoccupano l’incertezza e i possibili aumenti delle tasse, situazioni che tuttavia anche altri Paesi europei (Spagna, Regno Unito) hanno vissuto di recente senza che l'economia e i mercati ne riportassero gravi danni. Per i mercati finanziari, uno scenario più preoccupante è quello delle dimissioni del presidente della Repubblica e di nuove elezioni, perché si riaccenderebbe il timore dell’elezione di un candidato potenzialmente in contrasto con i nostri partner europei. A oggi questo scenario sembra improbabile, ma chissà?
Attualmente, i nostri fondi flessibili globali ed europei hanno buoni investimenti nei mercati azionari, mercati che continuano a beneficiare della stabilità della crescita globale, del calo dell'inflazione e della prospettiva di una graduale riduzione dei tassi d'interesse a breve termine. Quanto all’Europa, riteniamo con ogni probabilità sufficiente il premio per il rischio politico francese attualmente scontato dai mercati, considerando che il CAC 40 ha già perso quasi tutti i guadagni generati da inizio anno.
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