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Un contesto più frenetico - ma fino a che punto? - 29 aprile 2024

L’allontanamento delle prospettive di ribasso dei tassi USA agita i mercati. Si va verso uno scenario più pericoloso?

A fronte della vivacità dell’economia e della resilienza dell’inflazione statunitense nel primo trimestre (grafico 1) le attese del primo taglio dei tassi negli Stati Uniti vengono rinviate. E dopo la robustezza di inizio anno, le piazze finanziarie iniziano a manifestare i primi segni di nervosismo. I mercati obbligazionari risentono di tassi a lungo termine tornati sopra il 4,5% negli Stati Uniti e il 2,5% in Germania. Lo yen accelera al ribasso e alcune valute delle aree emergenti sono crollate. È il caso della rupia indonesiana, che ha costretto la banca centrale locale ad alzare i tassi.

Non si tratta di segnali trascurabili, bensì da monitorare. La nostra analisi dei mercati azionari verte non tanto sul possibile ribasso dei tassi di riferimento della Federal Reserve, quanto piuttosto sui motivi che la inducono a mantenere i tassi elevati. Se la ragione è la solidità dell’economia, in presenza di pressioni inflazionistiche moderate, allora non c’è granché da temere. Se invece le pressioni inflazionistiche aumentano, allora la Fed tenderà a far rallentare significativamente l’economia, una prospettiva meno allettante. Da inizio anno le probabilità di questo secondo scenario sono aumentate, anche se restano a nostro avviso ancora piuttosto modeste.

In effetti i vari indicatori delle pressioni inflazionistiche non segnalano – o non segnalano ancora – un nuovo netto allontanamento dell’inflazione dagli obiettivi della Fed. Peraltro è quello che comunicano le società interpellate tutti i mesi dall’S&P Global. In questo momento le prospettive aziendali sui prezzi di vendita non sembrano soggette a forti pressioni rialziste (grafico 2). Al pari di altri indicatori, tali indagini suggeriscono che l’inflazione USA sottostante è senza dubbio prossima al 3%, cioè superiore al target della Fed, ma è sufficientemente vicina all’obiettivo da non lasciar presagire un inasprimento di una politica monetaria già restrittiva.

Ma mentre alcuni mercati emergenti iniziano a risentire della robustezza del dollaro e della prudenza della Fed, diversa è la situazione in Europa, molto meno legata alle mosse della Fed per via delle dimensioni dell’economia e dello statuto della Banca Centrale Europea. Grazie all’equilibrio tra le prospettive di crescita – mediocri ma in procinto di migliorare – e quelle dei tassi di interesse – la BCE ridurrà i tassi il 6 giugno – il sentiment degli investitori resta positivo, per lo meno sui mercati azionari. In questo contesto fragile ma ancora favorevole manteniamo la sovraponderazione sul fronte azionario nei nostri fondi flessibili.

Scarica la versione integrale in formato PDF : Scenario macroeconomico/di mercato e tassi di esposizione di Dorval Asset Management - 29 aprile 2024